Filosofia Tiralento
No, non è così che funziona. I complimenti ai Tiralento non servono, quelli sono graditi da chi della bici ne fa un uso diverso. Noi stiamo dall’altra parte.
Perché Tiralento è un battito d’ali e non un calcio ai pedali, è il brusio del vento e non il sibilo del tornado, è un’emozionante batticuore e non uno stressante fuorisoglia, è poesia e non recita, è ispirazione e non maniera, è l’essenza dell’essere e non la fisicità di apparire, è desiderio e non costrizione.
La nostra cattiveria è la gioia di essere in simbiosi con la nostra bici. La nostra fantasia è profanata dall’imbarazzo di quale maglia indossare.
Tiralento non esiste, è un verbo astratto che come tale sfugge ai più, alberga solo nella mente di chi della bici ha il concetto di libertà. Tiralento è un pensiero anarchico che non è ingabbiabile tra miseri e miopi strati mentali di chi ha bisogno di spostare l’asticella sempre più in alto ogni volta che va in bici. Non è il surrogato di niente, vive di luce propria e non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno e nessuno ha titolo e facoltà di usurpare il suo verbo a proprio uso e consumo.
Ci sono due categorie di persone che vanno in bici:
Quelle che ci fanno ma non ci sono
Quelle che ci sono ma non ci fanno